Buongiorno lettori!
La scorsa settimana non sono riuscita a terminare in tempo questa recensione, così ve la propongo oggi. L'arte ingannevole del gufo è un romanzo che ho letto grazie ad una catena di lettura organizzata con alcune amiche blogger ed era un libro che sostava da tempo (anni) nella mia wishlist.
La scorsa settimana non sono riuscita a terminare in tempo questa recensione, così ve la propongo oggi. L'arte ingannevole del gufo è un romanzo che ho letto grazie ad una catena di lettura organizzata con alcune amiche blogger ed era un libro che sostava da tempo (anni) nella mia wishlist.
Viola, la protagonista del romanzo, ha una rara malattia genetica che le impedisce di entrare a contatto con la luce del sole o quella di alcuni tipi di lampadine. Questo l'ha portata a vivere la vita di un animale notturno, svegliandosi al calare del sole e rifugiandosi dietro spesse tende all'alba. Il suo maggiore passatempo è trascorrere parte della notte girando per il bosco attorno alla fattoria in cui vive ma, una notte, assiste a qualcosa che non avrebbe dovuto vedere.
Fin qui tutto ok, se non che invece di starsene buona e tranquilla, decide di fare quella che da subito mi è apparsa come una colossale scemenza. Non per il gesto in sè, ma per il fatto che anche lo scemo del villaggio sarebbe stato capace di risalire in poco tempo a lei e alla sua famiglia.
L'arte ingannevole del gufo aveva, secondo me, ottime premesse: un titolo accattivante, un'ambientazione misteriosa e affasciante e una trama sufficientemente intrigante. È difficile far rientrare questo libro in un genere preciso perchè mischia elementi mistery e thriller (o vorrebbe farlo), raccontando allo stesso tempo uno spezzone di vita di una ragazzina la cui vita, e il modo di vedere ciò che la circonda, è stata fortemente condizionata dalla sua malattia.
Lo si nota già nel modo in cui la voce di Viola, che è quella narrante, sembra quasi ossessionata dallo spiegare e analizzare ogni parola, ogni gesto delle persone che la circondano (il padre e la madre), ogni cosa che ha visto o sentito o imparato. Una storia e un modo di raccontarla, quindi, sicuramente particolare, ma che ho trovato, già dall'inizio abbastanza fastidioso.
Nella prima parte del libro (ad eccezione del primissimo capitolo) in pratica non succede niente e le pagine arrancano con spiegazioni ovvie e/o inutili: un lungo, lunghissimo monologo senza capo nè coda. Che importanza può avere per il lettore leggere intere pagine in cui viene spiegato l'esperimento dei piselli di Mendel o come vengono tosate le pecore?
Se l'intento dell'autrice era di creare una protagonista strana e decisamente particolare c'è riuscita in pieno ma, secondo me, a discapito della piacevolezza della lettura.
La seconda parte, purtroppo, non migliora di molto. Vi ho parlato di mistery e thriller ma, in realtà il tutto si risolve in un nulla di fatto. La tensione e l'aspettativa che sono elementi essenziali di questi generi si perdono quasi totalmente, risolvendosi in un climax di poche pagine e in un finale deludente.
Per quanto riguarda i personaggi, avrete forse capito che la protagonista ha contribuito in gran parte a non farmi apprezzare questo romanzo. L'ho trovata fastidiosa, petulante, a tratti egoista, e non sono minimamente riuscita a sentirmi partecipe delle sue vicende. Il personaggio del padre è praticamente assente, mentre quello della madre poteva essere interessante, ma non è stata approfondita a dovere. In un romanzo completamente incentrato sui pensieri e la vita interiore della protagonista, anche l'antagonista risulta poco convincente e, alla fin fine, quasi marginale.
Mi viene da pensare che il titolo originale, Night Visions, sia molto più azzeccato di quanto si possa pensare perchè non si riferisce solo all'ambientazione o al fatto che Viola, per poter vedere al buio, usa degli speciali occhiali per la visione notturna, ma potrebbe avere anche altri significati. In fondo il romanzo non è che uno spaccato della visione che Viola ha di ciò che la circonda: un visione a tratti naif, ma in qualche modo anche fredda e impietosa che, per quanto in teoria interessante, non è riuscita a catturarmi.
L'arte ingannevole del gufo aveva, secondo me, ottime premesse: un titolo accattivante, un'ambientazione misteriosa e affasciante e una trama sufficientemente intrigante. È difficile far rientrare questo libro in un genere preciso perchè mischia elementi mistery e thriller (o vorrebbe farlo), raccontando allo stesso tempo uno spezzone di vita di una ragazzina la cui vita, e il modo di vedere ciò che la circonda, è stata fortemente condizionata dalla sua malattia.
Lo si nota già nel modo in cui la voce di Viola, che è quella narrante, sembra quasi ossessionata dallo spiegare e analizzare ogni parola, ogni gesto delle persone che la circondano (il padre e la madre), ogni cosa che ha visto o sentito o imparato. Una storia e un modo di raccontarla, quindi, sicuramente particolare, ma che ho trovato, già dall'inizio abbastanza fastidioso.
Nella prima parte del libro (ad eccezione del primissimo capitolo) in pratica non succede niente e le pagine arrancano con spiegazioni ovvie e/o inutili: un lungo, lunghissimo monologo senza capo nè coda. Che importanza può avere per il lettore leggere intere pagine in cui viene spiegato l'esperimento dei piselli di Mendel o come vengono tosate le pecore?
Se l'intento dell'autrice era di creare una protagonista strana e decisamente particolare c'è riuscita in pieno ma, secondo me, a discapito della piacevolezza della lettura.
La seconda parte, purtroppo, non migliora di molto. Vi ho parlato di mistery e thriller ma, in realtà il tutto si risolve in un nulla di fatto. La tensione e l'aspettativa che sono elementi essenziali di questi generi si perdono quasi totalmente, risolvendosi in un climax di poche pagine e in un finale deludente.
Per quanto riguarda i personaggi, avrete forse capito che la protagonista ha contribuito in gran parte a non farmi apprezzare questo romanzo. L'ho trovata fastidiosa, petulante, a tratti egoista, e non sono minimamente riuscita a sentirmi partecipe delle sue vicende. Il personaggio del padre è praticamente assente, mentre quello della madre poteva essere interessante, ma non è stata approfondita a dovere. In un romanzo completamente incentrato sui pensieri e la vita interiore della protagonista, anche l'antagonista risulta poco convincente e, alla fin fine, quasi marginale.
Mi viene da pensare che il titolo originale, Night Visions, sia molto più azzeccato di quanto si possa pensare perchè non si riferisce solo all'ambientazione o al fatto che Viola, per poter vedere al buio, usa degli speciali occhiali per la visione notturna, ma potrebbe avere anche altri significati. In fondo il romanzo non è che uno spaccato della visione che Viola ha di ciò che la circonda: un visione a tratti naif, ma in qualche modo anche fredda e impietosa che, per quanto in teoria interessante, non è riuscita a catturarmi.
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Avevo visto questo libro appena uscito ma poi era sparito dal mio radar ;)
RispondiEliminaLeggendo la tua recensione però credo lo eliminerò dalla mia tbr; meglio dare la precedenza a libri che meritano di più!
Sì, almeno secondo me, ci sono libri che meritano di essere letti molto più di questo! Però dev'essere una cosa culturale perché per esempio su Goodreads ho visto che a noi italiane per lo più non è piaciuto, mentre le americane per la maggior parte hanno dato 4 stelle. XD
EliminaFelicissima di non essermi fatta attrarre da questo libro allora!
RispondiEliminaAhahah ci sono decisamente libri migliori da leggere! ^_^
Elimina"Fastidioso" è l'aggettivo perfetto per descrivere questo libro! Purtroppo non è piaciuto neanche a me (e lo sai benissimo ^.^).
RispondiEliminaSì sì, ho notato! ^_^ Praticamente facevamo tutte il tifo per l'antagonista! :D
Eliminami piacerebbe un sacco leggere i tuoi commenti ahahah
EliminaAhahah facciamo fare un altro giro al libro solo per leggere i commenti che ci mancano ^_^
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