Avviso spoiler: questo è il secondo volume di una serie, di conseguenza potrebbero esserci riferimenti più o meno spoilerosi al libro precedente.
Dopo aver terminato il primo volume della serie, Il Regno dei Malvagi, non potevo aspettare oltre per sapere come continuava la storia. Il primo volume termina infatti con la nostra protagonista, Emilia, che ha venduto l'anima al diavolo e si appresta quindi a scendere negli Inferi per sposarlo. Ovviamente accompagnata da Ira con cui è (di nuovo) in rapporti non particolarmente amichevoli.
Se avete letto la mia recensione de Il Regno dei Malvagi forse ricorderete che, nonostante mi fossi appassionata alla storia e avessi divorato il libro in poco tempo, avevo anche trovato parecchi difetti. Andrò quindi punto per punto seguendo ciò che ho evidenziato nella recensione del primo libro. Avrò trovato miglioramenti, sarà rimasto tutto invariato, o sarà cambiato in peggio?
1. L'intreccio. O meglio la mancanza di logica e di continuità nelle vicende e nel comportamento della protagonista. Nel primo libro non capivo come la protagonista fosse arrivata a fare certe cose: in un capitolo era ferma nella situazione A e in quello successivo ci trovavamo nella situazione Z. Così, di punto in bianco.
In Kingdom of the Cursed va un po' meglio: ho trovato comunque alcuni casi in cui non ho capito il perché o come la protagonista abbia deciso di fare una data cosa, ma non siamo a livello del primo libro. C'è anche da dire che questo romanzo è meno ricco di eventi del primo e più concentrato sulle dinamiche tra i protagonisti, quindi non so dire con certezza se questo miglioramento sia dato da ciò o se sia un vero miglioramento.
2. L'ambientazione. Le vicende del primo libro si svolgevano in Sicilia, ambientazione ricca di potenzialità secondo me non sfruttate. Il secondo libro invece si muove interamente negli Inferi, per la precisione all'interno dei regni dei Principi degli Inferi, i Malvagi. Non chiedetemi com'è la geografia e l'organizzazione del luogo perché francamente non l'ho capito.
A mio parere anche qui si poteva dare spazio a tante idee ma se ne vede giusto mezza, anche perché la protagonista per buona parte del libro non esce dal castello in cui risiede. Ammetto che gli inferi non sono esattamente il posto ideale per fare una scampagnata perciò posso capire la ristrettezza dello spazio in cui si muove la protagonista. Per questo merita un mezzo punto in più rispetto all'ambientazione del primo volume.
Una cosa a cui non avevo fatto caso nel primo libro sono i personaggi secondari: potrebbero essere interessanti ma non viene dato loro abbastanza spazio e/o una maggiore caratterizzazione.
Una cosa a cui non avevo fatto caso nel primo libro sono i personaggi secondari: potrebbero essere interessanti ma non viene dato loro abbastanza spazio e/o una maggiore caratterizzazione.
In generale, così come nel primo volume, trovo che gli spunti ci siano ma che non siano usati pienamente e a dovere. Avrei preferito di più. Questo libro è come quando mangi il tuo cibo preferito: ne vorresti di più ma ti accorgi che è già finito e tu ne hai mangiato solo un pezzetto. Non so se è il giusto paragone, ma spero di aver reso l'idea!
La prima parte del romanzo è meno ricca di eventi rispetto al primo libro, con le cose che si fanno un pochino più movimentate e interessanti da metà in poi in un crescendo che porta a dei grandi colpi di scena finali. Colpi di scena che io in realtà avevo previsto: non so dirvi se è un sintomo di prevedibilità del libro o sono io che ho la capacità di azzeccare i plot twist rovinandomi metà del divertimento.
In generale Emilia continua a brancolare nel buio ma almeno non è così sprovveduta come nel primo libro.
Avrei preferito più schemi e macchinazioni, più misteri (sensati) e scoperte, e meno descrizioni di vestiti. Per quanto mi piaccia la moda, questo dovrebbe essere un romanzo ambientato all'Inferno non al ballo delle debuttanti o alla settimana dell'alta moda. Si presume sia un posto pericoloso e anche un po' strano e alieno, ma non ho sentito neanche per un attimo questa atmosfera di pericolo e "alienità" che mi sarei aspettata.
Avrei preferito più schemi e macchinazioni, più misteri (sensati) e scoperte, e meno descrizioni di vestiti. Per quanto mi piaccia la moda, questo dovrebbe essere un romanzo ambientato all'Inferno non al ballo delle debuttanti o alla settimana dell'alta moda. Si presume sia un posto pericoloso e anche un po' strano e alieno, ma non ho sentito neanche per un attimo questa atmosfera di pericolo e "alienità" che mi sarei aspettata.
E quel prologo buttato un po' a caso e che non trova il minimo riscontro negli avvenimenti raccontati nelle pagine seguenti?
Insomma, le mie conclusioni sono che i nei ci sono ancora, anche se non sono marcati e fastidiosi come nel primo libro. Le basi e le potenzialità per un'ottima storia ci sono tutte ma non sono state sfruttate adeguatamente e, in alcuni casi, non è stata applicata abbastanza attenzione all'intreccio.
Nonostante tutto questo anche Kingdom of the Cursed si è confermato un romanzo volta-pagina, coinvolgente e appassionante. E adesso chi ce la fa ad aspettare l'autunno per il terzo volume?
Nota a margine: ho modificato in parte i criteri con cui valuto i libri. Per ora sono in rodaggio.
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