Dopo la scorsa recensione da "mi è piaciuto, ma..." è il turno di una recensione da "chi sei tu che hai scritto questo libro? Ridatemi l'autrice che mi piaceva".
Quando ho visto che Stealing Snow di Danielle Paige sarebbe stato portato anche da noi ero entusiasta e c'erano tutti gli elementi per una buona lettura: una storia intrigante, una protagonista con un probabile lato oscuro, ma soprattutto un'autrice di cui avevo già letto e apprezzato qualcosa. Una volta intrapresa la lettura le mie aspettative si sono però sgonfiate come un palloncino, tant'è che alla fine mi sono davvero chiesta se l'autrice di questo romanzo fosse la stessa di Dorothy Must Die. Non che quest'ultimo sia il capolavoro della letteratura mondiale però, paragonato a La Ladra di Neve è di tutto di un altro livello.
Se dopo questo preambolo pallosissimo vi va di scoprire cosa c'è esattamente che non mi è andato giù, continuate la lettura!
La Ladra di Neve è ispirato alla fiaba di Andersen La Regina delle Nevi, in cui la regina è praticamente il cattivo della storia, che rapisce un amico della protagonista, la quale intraprende un viaggio e supera diverse prove per salvarlo. Danielle Paige decide di trasformare questo personaggio secondario nella protagonista del suo romanzo, mantenendo della storia originale alcuni particolari riadattati però alle sue esigenze. In realtà il romanzo potrebbe essere considerato quasi una sorta di prequel della storia di Andersen (con i dovuti paletti, dato che non possiamo sapere come finirà la serie della Paige).
Il romanzo si può dividere in tre parti. Nei primi capitoli Snow, così si chiama la protagonista, è chiusa in un istituto psichiatrico dove in realtà, tra quello che dice di viaggiare nel tempo e un'altra che crede di saper volare, i pazienti ricoverati hanno tutti dei disturbi che potrei definire poetici. In ogni caso, Snow sembra in realtà una persona stabile e fin troppo lucida per essere una che viene regolarmente imbottita di farmaci, come lei stessa minuziosamente descrive.
Ad un certo punto inizia a fare strani sogni e, una notte, il suo interesse amoroso lì all'Istituto scompare/viene rapito da due braccia che sbucano dal nulla e Snow parte alla sua ricerca giungendo nel regno di Algid. La seconda e la terza parte del libro sono entrambe ambientate in questo luogo, ma si differenziano per personaggi e luogo specifico.
L'ambientazione è stata la prima delusione di questo libro. Il regno di Algid è un luogo perennemente immerso nella neve, in cui tutto (o quasi) è ghiacciato, e il cui cielo è dominato dai colori di una sorta di aurora boreale. Pensando a Dorothy Must Die, retelling de Il Mago di Oz, l'ambientazione era proprio uno degli aspetti che mi aveva colpito maggiormente perché l'autrice aveva saputo richiamare il libro e soprattutto il film, mantenendosi comunque abbastanza originale (QUI la mia recensione). Ammetto che già di partenza un mondo dominato dal bianco della neve non fornisca molto materiale su cui lavorare come nel caso del coloratissimo mondo di Oz, ma mi aspettavo perlomeno di rimanere affascinata da queste atmosfere fiabesche e invernali e invece così non è stato. A parte alcune descrizioni iniziali, le successive mi sono sembrate una ripetizione dello stesso tema.
Velo pietoso sulla protagonista e sugli altri personaggi. Non sono minimamente riuscita ad inquadrare Snow, men che meno è riuscita a trasmettermi qualcosa. Ma poi vogliamo parlare dei suoi ben 3 interessi amorosi? In pratica tutto il libro è giocato sul filo conduttore di lei che vuole salvare il suo amore Bale (l'interesse amoroso n.1, quello del manicomio di cui vi parlavo prima) ma nel frattempo, ogni volta che incontra un esemplare del sesso opposto, ne è attratta. Coerenza e serietà portami via proprio. Dopo un po' stavo seriamente tifando per l'antagonista.
Per quanto riguarda gli altri personaggi, li ho trovati piatti e costruiti a caso e, la metà delle volte, non si capisce perché dicano o facciano certe cose. L'esempio più lampante di ciò è Kai, ma così sono anche tutti gli altri.
Ho trovato fastidiosi anche certi dialoghi, che sembrano quelli di certe soap opera brutte di cui, probabilmente non a caso, la protagonista fa sempre (troppo) riferimento.
Per quanto riguarda il ritmo del racconto, l'ho trovato piuttosto lento (come era successo con Dorothy Must Die, la mia pietra di paragone per questa recensione). Se nel caso di DMD in qualche modo la mia attenzione non era mai calata perché anche se il ritmo era lento succedevano di fatto moltissime cose, nel caso de La Ladra di Neve in certe parti mi sono annoiata a morte. Mi sono risvegliata giusto negli ultimi capitoli che tuttavia soffrono, secondo me, di una diversa pecca: la confusione. Ci sono stati alcuni pezzi in cui proprio non ho capito cosa stesse succedendo.
Il romanzo si può dividere in tre parti. Nei primi capitoli Snow, così si chiama la protagonista, è chiusa in un istituto psichiatrico dove in realtà, tra quello che dice di viaggiare nel tempo e un'altra che crede di saper volare, i pazienti ricoverati hanno tutti dei disturbi che potrei definire poetici. In ogni caso, Snow sembra in realtà una persona stabile e fin troppo lucida per essere una che viene regolarmente imbottita di farmaci, come lei stessa minuziosamente descrive.
Ad un certo punto inizia a fare strani sogni e, una notte, il suo interesse amoroso lì all'Istituto scompare/viene rapito da due braccia che sbucano dal nulla e Snow parte alla sua ricerca giungendo nel regno di Algid. La seconda e la terza parte del libro sono entrambe ambientate in questo luogo, ma si differenziano per personaggi e luogo specifico.
L'ambientazione è stata la prima delusione di questo libro. Il regno di Algid è un luogo perennemente immerso nella neve, in cui tutto (o quasi) è ghiacciato, e il cui cielo è dominato dai colori di una sorta di aurora boreale. Pensando a Dorothy Must Die, retelling de Il Mago di Oz, l'ambientazione era proprio uno degli aspetti che mi aveva colpito maggiormente perché l'autrice aveva saputo richiamare il libro e soprattutto il film, mantenendosi comunque abbastanza originale (QUI la mia recensione). Ammetto che già di partenza un mondo dominato dal bianco della neve non fornisca molto materiale su cui lavorare come nel caso del coloratissimo mondo di Oz, ma mi aspettavo perlomeno di rimanere affascinata da queste atmosfere fiabesche e invernali e invece così non è stato. A parte alcune descrizioni iniziali, le successive mi sono sembrate una ripetizione dello stesso tema.
Velo pietoso sulla protagonista e sugli altri personaggi. Non sono minimamente riuscita ad inquadrare Snow, men che meno è riuscita a trasmettermi qualcosa. Ma poi vogliamo parlare dei suoi ben 3 interessi amorosi? In pratica tutto il libro è giocato sul filo conduttore di lei che vuole salvare il suo amore Bale (l'interesse amoroso n.1, quello del manicomio di cui vi parlavo prima) ma nel frattempo, ogni volta che incontra un esemplare del sesso opposto, ne è attratta. Coerenza e serietà portami via proprio. Dopo un po' stavo seriamente tifando per l'antagonista.
Per quanto riguarda gli altri personaggi, li ho trovati piatti e costruiti a caso e, la metà delle volte, non si capisce perché dicano o facciano certe cose. L'esempio più lampante di ciò è Kai, ma così sono anche tutti gli altri.
Ho trovato fastidiosi anche certi dialoghi, che sembrano quelli di certe soap opera brutte di cui, probabilmente non a caso, la protagonista fa sempre (troppo) riferimento.
Per quanto riguarda il ritmo del racconto, l'ho trovato piuttosto lento (come era successo con Dorothy Must Die, la mia pietra di paragone per questa recensione). Se nel caso di DMD in qualche modo la mia attenzione non era mai calata perché anche se il ritmo era lento succedevano di fatto moltissime cose, nel caso de La Ladra di Neve in certe parti mi sono annoiata a morte. Mi sono risvegliata giusto negli ultimi capitoli che tuttavia soffrono, secondo me, di una diversa pecca: la confusione. Ci sono stati alcuni pezzi in cui proprio non ho capito cosa stesse succedendo.
Del finale invece dirò solo che mi ha lasciato basita- In senso negativo. Ma perché???
In sostanza, mi è sembrato un minestrone, con una trama che non si capisce dove voglia andare a parare, soluzioni e comportamenti dei personaggi senza senso, colpi di scena banali e piuttosto scontati.
Come ho scritto nell'introduzione, le buone premesse c'erano. L'autrice aveva un'ottima base di partenza, aveva la possibilità di costruire un mondo particolare e affascinante ed una storia anche avventurosa. E invece troppe cose buttate lì...e male.
A me scoccia un sacco fare recensioni negative perché vorrei che mi piacessero tutti i libri che leggo, soprattutto qualcosa come La Ladra di Neve che aspettavo da tempo e su cui avevo parecchie aspettative, anche date dalla lettura di altri libri dell'autrice.
So che sicuramente ci sono persone a cui invece questo romanzo è piaciuto, se vi va fatemi sapere il perché nei commenti!
Come ho scritto nell'introduzione, le buone premesse c'erano. L'autrice aveva un'ottima base di partenza, aveva la possibilità di costruire un mondo particolare e affascinante ed una storia anche avventurosa. E invece troppe cose buttate lì...e male.
A me scoccia un sacco fare recensioni negative perché vorrei che mi piacessero tutti i libri che leggo, soprattutto qualcosa come La Ladra di Neve che aspettavo da tempo e su cui avevo parecchie aspettative, anche date dalla lettura di altri libri dell'autrice.
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Questo libro interessava anche me, poi complici le recensioni che ho letto in giro e il fatto che Dorothy Must Die non mi abbia fatto impazzire, ho preferito lasciar perdere.
RispondiEliminaHai fatto benissimo! :D
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