L'incubo di Hill House, Shirley Jackson | Recensione



Buon pomeriggio!
L'atmosfera Halloweenesca a quanto pare si fa sentire inconsciamente (non ho mai seguito particolarmente questa festa) perché oggi vi propongo la recensione de L'incubo di Hill House di Shirley Jackson, in collaborazione con Giusy di Divoratori di Libri.
Sono stata fortunata perché in biblioteca sono riuscita a trovarne una versione più o meno recente, del 2004 (e ovviamente mi sono dimenticata di fare le foto), ma esiste anche una ristampa del 2016, sempre di Adelphi.



Titolo: Silver
(or.: L'incubo di Hill House)
Autrice: Shirley Jackson
Prima Pubblicazione: 1959
Edizione Italiana: Adelphi, 2004
Pagine: 233


Trama
Chiunque abbia visto qualche film del terrore con al centro una costruzione abitata da sinistre presenze si sarà trovato a chiedersi almeno una volta perché le vittime di turno non optino, prima che sia troppo tardi, per la soluzione più semplice - e cioè non escano dalla stessa porta dalla quale sono entrati, allontanandosi senza voltarsi indietro. A tale domanda, meno oziosa di quanto potrebbe parere, questo romanzo fornisce una risposta. Non è infatti la fragile e indifesa Eleanor Vance a scegliere la Casa, prolungando l'esperimento paranormale in cui l'ha coinvolta l'inquietante professor Montague. È la Casa - con le sue torrette buie, le sue porte che sembrano aprirsi da sole - a scegliere, per sempre, Eleanor Vance.




La trama in breve: il dottor Montague decide di portare avanti un esperimento sulle manifestazioni soprannaturali e sugli effetti delle turbe psichiche in una casa definita stregata. Con lui a Hill House ci saranno Eleanor Vance, Luke Sanderson, erede della proprietà, e Theodora.

L'incubo di Hill House non potrebbe avere titolo più azzeccato: l'intero romanzo è permeato da un'atmosfera onirica, oscura e sfasata, come in un sogno in cui il senso del tempo non esiste e le cose sembrano reali, solo un po' più strane e confuse.
La casa infestata è un classico tema della letteratura dell'orrore, ma il romanzo di Shirley Jackson ne dà un'interpretazione originale e raffinata: non è un horror in senso stretto, o almeno come me lo immaginavo quando ho iniziato la lettura, poiché la parte "spaventosa" è limitata a sinistri rumori e a poco altro. A tenere sulle spine il lettore è invece la suggestione data dalle descrizioni della casa e dai pensieri dei protagonisti, ma soprattutto il fatto che fino all'ultimo non siamo certi di avere di fronte la realtà o un incubo generato dalla mente e dalle paure dei protagonisti.
Alla fine della libro ci si chiede: è stato tutto reale o una mera fantasia?


Nessun organismo vivente può mantenersi a lungo sano di mente in condizioni di assoluta realtà; perfino le allodole e le cavallette sognano, a detta di alcuni. Hill House, che sana non era, si ergeva sola contro le sue colline, chiusa intorno al buio; si ergeva così da ottant’anni e avrebbe potuto continuare per altri ottanta. Dentro, i muri salivano dritti, i mattoni si univano con precisione, i pavimenti erano solidi, e le porte diligentemente chiuse; il silenzio si stendeva uniforme contro il legno e la pietra di Hill House, e qualunque cosa si muovesse lì dentro, si muoveva sola.

L'incipit del libro è forse uno dei migliori che abbia mai letto; entrato subito a far parte dei miei preferiti, dà subito un'idea dell'atmosfera suggestiva del libro e presenta quello che di fatto è uno dei personaggi principali, cioè Hill House stessa. Leggendo le pagine è facile immaginarsi questa casa affascinante eppure malevola, quasi labirintica, con le sue stanze senza finestre e le sue torrette.
Per quanto riguarda gli altri protagonisti (quelli in carne e ossa, diciamo), oltre ai quattro che ho nominato all'inizio, fanno una breve apparizione i Dudley, il custode e la governante di Hill House, che in quanto a stranezza e inquietudine si abbinano alla perfezione con la casa.
Il personaggio su cui tuttavia ci si concentra maggiormente è Eleanor Vance, i cui pensieri accompagnano il lettore per tutto il libro. Avendo assistito per anni, giorno e notte, la madre malata, Eleanor è una persona che quindi ha dovuto mettere da parte se stessa e reprimere i suoi desideri; sempre sola, ha sviluppato al contempo una notevole immaginazione.
Più che un horror, L'incubo di Hill House è allora un romanzo psicologico dalle tinte cupe, in cui si assiste davvero alla messa in scena dell'esperimento di Montague. La suggestione data da storie lugubri e dal soggiorno in un luogo come un'antica tenuta dalla brutta fama, abbinata ad un particolare sensibilità verso certi temi data dal carattere di una persona e dal suo passato, può portare ad uno stato tale in cui si arriva a trasformare la realtà e adattarla all'incubo nella propria mente?

Eleanor è un personaggio interessante ma devo ammettere che pagine e pagine dei suoi pensieri mi sono risultati dopo poco tempo abbastanza noiosi. Gli altri personaggi poi mi sono stati antipatici praticamente fin da subito e non hanno quindi contributo a farmi apprezzare la storia.

Pur riconoscendo la bravura della Jackson e i molti pregi del romanzo, non sono riuscita ad appassionarmi alla storia e ai personaggi e L'incubo di Hill House è rimasto una lettura curiosa e dalle implicazioni interessanti, ma non emotivamente coinvolgente.


 
 * PUNTEGGIO *
8,2/10

(punteggio minimo: 5 - punteggio massimo: 10)

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