Nuova recensione! Oggi vi parlo di un romanzo sicuramente particolare ma che mi ha molto deluso...anzi, dire che mi ha deluso è un eufemismo!
Leggendo la trama e basandomi sulla copertina (forse l'unica cosa veramente bella di questo libro) mi aspettavo un dark academia dalle atmosfere gotiche e un po' sinistre, con misteri e suspense. All'inizio le cose sembrano andare in questa direzione: abbiamo la scuola remota e circondata dal bosco, regole ferree e nessun contatto con l'esterno e, come da manuale, era anche la cancellata di ferro. Ma le cose, già dopo poche pagine, hanno preso una piega completamente diversa.
Il romanzo è ambientato negli anni Novanta e copre l'arco di un triennio, cioè la durata di un corso di laurea a Catherine House, misteriosa e super esclusiva scuola a cui si accede dopo numerosi e lunghi colloqui. La protagonista è stata appunto scelta per entrare in questa prestigiosa scuola: Ines sta però fuggendo, non ha un posto dove andare, non ha amici o famiglia. Catherine House diventa quindi l'unico posto in cui in qualche modo può stare al sicuro. Per tutto il libro l'autrice ripete quando sia importante per Ines restare nella scuola, quanto lei stessa pensi di aver bisogno di essere lì, ma poi non fa niente per assicurarsi il posto: salta le lezioni, non studia, non socializza con i compagni...
Il personaggio di Ines è il principale motivo per cui questo libro è risultato così pesante. La protagonista sembra costantemente sotto l'effetto di qualcosa che la stordisce e le annebbia le capacità cognitive: sembra non importarle niente di ciò che fa o che ha attorno, si trascina per il 90% del libro in uno stato di annebbiamento e passività. Lo stile narrativo e l'estrema lentezza del libro non fanno che acuire queste sensazioni: gli eventi narrati sembrano vissuti attraverso una nebbia fitta e alla fine persino io mi sentivo quasi stordita e confusa. Oltre che altamente infastidita.
A peggiorare tutto ciò, il fatto che non ci sia una vera e propria trama: la protagonista e gli altri personaggi fanno un sacco di cose senza senso, non si capisce lo scopo stesso della scuola. Giusto le ultimissime pagine mi hanno riscosso dal torpore ma ormai troppo tardi e troppo poco per salvare questo disastro.
A mente fredda posso pensare che l'autrice abbia voluto rappresentare lo stato emotivo e psicologico di chi, venendo già da situazioni problematiche, si ritrova in un ambiente come quello di Catherine House, di fatto simile a una setta, precludendo agli allievi qualunque contatto con l'esterno e sottoponendoli a rigide regole, facendo loro una sorta di lavaggio del cervello. Se questo era lo scopo, Elisabeth Thomas è riuscita benissimo a ricreare questo clima però l'ha raggiunto anche confondendo e annoiando il lettore. Il che non va bene.
Anche voi vi lasciate tentare dalle copertine per poi scoprire che il libro non vi piace affatto?
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